Nell’inverno del 1459-60 il Vercellese è oggetto di un’inchiesta fiscale che sfocerà nella più ampia e completa descrizione socio-demografica della regione per i secoli medievali. Tutto ha inizio da una malversazione di cui si rende artefice un esponente dell’élite politica locale, Giacomo Margaria, ai danni del potere sabaudo, che all’epoca dei fatti governa la città di Vercelli ormai da trent’anni. La notevole quantità di denaro sottratta alle casse ducali e dirottata nelle capaci tasche del funzionario è la ragione per cui il duca di Savoia, in un’epoca di ancor deboli apparati burocratici e conseguente scarsa conoscenza del territorio, decide per un’iniziativa inedita. Manderà in quella zona periferica dei suoi domini due solerti commissari, Pietro Masueri e Lorenzo Rebacini, con il compito di percorrerla in lungo e in largo e verificare di persona l’entità demografica e le potenzialità economiche della città e delle numerose ville sparse nel suo contado: d’ora in poi, per sapere di ogni comunità del Vercellese quanti abitanti ha, se sono ricchi o poveri, e soprattutto quanto gli devono pagare di tasse, il duca non sarà più costretto a contare sull’onestà e la buona fede del ceto dirigente locale, perché tutto sarà minuziosamente descritto e messo nero su bianco nella relazione stilata dai due commissari.
Le oltre quattrocento pagine di questa relazione, fortunosamente giunta sino a noi, sono al centro del volume di Flavia Negro, cinquantunesimo dell’ormai consolidata Biblioteca della Società Storica Vercellese. Di capitolo in capitolo l’autrice segue i tanti fili conduttori dell’inchiesta: il pellegrinaggio dei funzionari, di comunità in comunità, da un capo all’altro del Vercellese storico, dal Po fino alle vallate prealpine del Biellese, dai popolosi villaggi lungo la Sesia a quelli arroccati ai piedi della Serra; lo sforzo di contare i “fuochi” «cum nominibus et cognominibus» (più di 8000 nomi di capifamiglia inventariati nel registro), in una società vivacissima e molto meno statica di quello che ci attenderemmo; le astuzie per smascherare i sistematici tentativi delle comunità di eludere il fisco (tentativi che in alcuni casi, come a Santhià, assumono i toni di una vera truffa e rischiano di mettere in serio pericolo le autorità locali); le ricche descrizioni dei ricetti e dei castelli nobiliari, con i toni entusiasti per i tanti cantieri aperti, e a volte anche preoccupati quando l’accoglienza dei loro orgogliosi detentori si fa, nei confronti dei due occhiuti commissari, fredda se non francamente ostile.
Questa inchiesta è stata ampiamente studiata da Flavia Negro nel suo volume “Scribendo nomina et cognomina”. La città di Vercelli e il suo distretto nell’inchiesta fiscale sabauda del 1459-60, Vercelli 2019
Giovedì 23 maggio alle 15, presso la sala Pellegrino della Biblioteca Peterson (via Giulia di Barolo 3, Torino), ne discuteranno con l’autrice Alessio Fiore e Antonio Olivieri dell’Università di Torino.